Progetti inerenti al Piano strategico dipartimentale 2023-2025
Soggettività umana e innovazione tecnologica: problematiche e prospettive neuroscientifiche e filosofiche in tema di diritti
Coordinatore: Elvio Ancona
La filosofia della prassi nel Friuli. Il pensiero etico-giuridico-politico di Sergio Sarti
Coordinatore: Giovanni Turco
L'obiettivo generale è approfondire e fare conoscere il pensiero etico-giuridico-politico di Sergio Sarti, nel quadro della filosofia friulana. Sarti insegnò Storia della filosofia presso l’Università di Udine (fino al 1990) e prima presso quella di Trieste e presso il Liceo Stellini. Sarti analizzò le matrici intellettuali delle trasformazioni epocali, indagando filosoficamente autori e correnti della letteratura, dell’etica, della filosofia sociale, della storia della filosofia europea a di quella latino-americana. Il progetto ha tre obiettivi specifici: 1) Pubblicare alcuni inediti di Sarti; 2) Promuovere all'interno della comunità scientifica internazionale la discussione delle tesi di Sarti sui processi trans-nazionali ; 3) Contribuire alla conoscenza del lavoro scientifico di Sarti nel territorio, portando così anche il contributo dell'Università alle celebrazioni sartiane che si sono tenute a Udine nel 2020, p.es. presso il Liceo Stellini.
La transizione digitale della PA tra strutture, funzioni e tutele
Coordinatrice: Elena D'Orlando
Il tema della modernizzazione e della digitalizzazione della PA si ricava, trasversalmente, da molteplici obiettivi dell’Agenda 2030 e compare in modo piuttosto definito e articolato nel PNRR.
Quest’ultima circostanza non può stupire, se si considera che si tratta di un settore che interseca vari profili, che vanno dalla governance istituzionale a quella territoriale, ai diversi servizi essenziali intesi come concretizzazione dei diritti di cittadinanza e se si ricorda che l’Italia, prima della pandemia, era al quintultimo posto in Europa per la digitalizzazione delle famiglie, delle imprese e delle istituzioni pubbliche.
Il Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD), in vigore dal 2006, ha messo in moto una rivoluzione copernicana, tuttora incompiuta nonostante le numerose riforme, invertendo il rapporto tra privati e amministrazioni: partendo dalle loro esigenze, cittadini e imprese hanno il diritto di ricevere servizi anche da casa o dall’ufficio, grazie alle tecnologie digitali.
Il ritardo nell’adozione delle stesse – che richiede una necessaria riorganizzazione dei processi amministrativi, una dotazione infrastrutturale digitale adeguata e diffusa, il superamento del digital divide – ha un costo per lo Stato, per i cittadini e le imprese, non più sostenibile. Una decisa e urgente affermazione e rafforzamento delle previsioni del CAD – attraverso un piano per una PA totalmente digitale – è un fattore abilitante anche per le scelte di investimento dei privati nonché un utile strumento, in questo particolare periodo storico, in un’ottica anti-assembramenti.
Senza contare, inoltre, che le amministrazioni nazionali sono, al tempo stesso, amministrazioni che interpretano e applicano anche il diritto europeo e risultano quindi un’infrastruttura essenziale del processo di integrazione.
Ne consegue, sul versante organizzativo, la necessità di mappatura e semplificazione delle procedure amministrative e di digitalizzazione dei processi. Con riferimento agli assetti dell’amministrazione, specie locale, si profila l’opportunità di ripensamento degli apparati in una prospettiva di rete (smart city/smart land), secondo logiche rispondenti a una rinnovata concezione della PA citizen-oriented e, al tempo stesso, attenta ai vincoli e agli equilibri del sistema complessivo di finanza pubblica. Sul versante funzionale, emerge la sfida del ripensamento all’impianto teorico generale relativo alle categorie dell’azione e della responsabilità amministrativa (ovvero al parametro legale), alla luce dell’ampliamento dello spettro della public governance determinato dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) impiegate nei processi decisionali. In particolare, vengono in evidenza i seguenti profili: le problematiche di ordine etico, politico e giuridico relative all’uso della c.d. intelligenza artificiale (IA) nei processi decisionali del settore pubblico; la mappatura, l’analisi e la valutazione dell’uso (effettivo o potenziale) dell’IA nei processi decisionali della PA; la configurazione di un quadro giuridico di riferimento sull’uso dell’IA e degli algoritmi da parte delle PA.
Complessità, relazioni istituzionali e asimmetrie
Coordinatrice: Elena D'Orlando
Realtà, oggi, vuol dire “complessità”, intesa come interazione permanente tra codici e logiche differenti, che crea una rete di relazioni multiple e circolari. I modelli di governance adatti a questa realtà sono “network-based”, si allontano dai modelli gerarchici e uniformi e valorizzano piuttosto l’interdipendenza funzionale e la cooperazione.
Ciò significa, ad esempio, mettere in luce le potenzialità degli assetti istituzionali asimmetrici come regola – e non come eccezione – nello spazio giuridico europeo; superare la rigida distinzione pubblico/privato e favorire le forme di interazione fra i diversi attori delle politiche pubbliche, rivedere l’organizzazione e la distribuzione delle funzioni amministrative nonché gli essenziali strumenti di raccordo e collaborazione fra amministrazioni.
Gli obiettivi sono dunque sia il ripensamento dei quadri teorici sia lo sviluppo di nuove soluzioni operative in relazione alle sfide sopra descritte, in particolare attraverso queste prospettive: 1) complessità territoriali vs efficienza; 2) politica (e rappresentanza) vs amministrazione (e partecipazione); 3) autoritatività vs consensualità.
La ricerca ha carattere interdisciplinare sia nella ricostruzione teorica, che nelle articolazioni settoriali di indagine. La collaborazione tra studiosi delle scienze giuridiche e delle scienze economico-gestionali ne costituisce tratto qualificante sia, sul piano speculativo, per il rilievo sempre maggiore dell’analisi economica del diritto; sia, sul piano pratico, per l’esame delle concrete dinamiche relazionali tra enti pubblici e tra enti pubblici e privati alla luce dei profili economico-finanziari.
Razionalità pratica, normatività, interculturalità: fondamenti e metodi delle scienze sociali
Coordinatore: Gabriele De Anna
Il problema dell’integrazione europea nel contesto globale, tra l’altro, solleva questioni relative alla possibilità di una razionalità universale, capace di risolvere tensioni normative in contesti interculturali. La soluzione di tali questioni tocca aspetti tecnico-giuridici, ma coinvolge anche temi epistemologici delle scienze sociali. In particolare, questo progetto si ripropone di sondare quali metodologie delle scienze sociali possano contribuire a trovare traiettorie della razionalità pratica che intercettino le asimmetrie istituzionali delle società complesse odierne. Nel campo delle scienze sociali, l’epistemologia contemporanea ha superato la crisi del modello positivista e dei modelli pre-paradigmatici (p.es., quello kantiano o quelli sistemici) e si è orientata verso metodologie teleologiche, che evitano generalizzazioni nomologiche e pongono l’attenzione alle condizioni individuali dei casi particolari. Da questa prospettiva, assume un ruolo centrale lo studio dell’azione umana, della sua origine nella razionalità pratica (in particolare nella scelta razionale) e della sua incorporazione in condizioni culturali particolari. Lo studio è condotto sia da una prospettiva oggettiva (neuroscienze, analisi quantitative, approcci linguistico-concettuali) sia da una prospettiva in prima persona (narrative, analisi qualitative, approcci interpretativi). Approcci diversi allo studio dell’azione umana e della razionalità pratica possono integrarsi interdisciplinarmente per dar conto della normatività delle istituzioni asimmetriche e dei rapporti economici complessi delle società europee contemporanee.
L’identità politica: governance e razionalità pratica di fronte alle sfide multiculturali
Coordinatore: Gabriele De Anna
La trasformazione delle società europee verso nuove forme multietniche, multireligiose e multiculturali richiede un ripensamento delle condizioni che rendono possibile la convivenza tra comunità e soggettività profondamente diverse. Si richiede un diverso modo di concepire l’azione politica e giuridica, tramite la loro riconfigurazione sulla base di forme di razionalità dialettica che favoriscano il riconoscimento del comune e del diverso, rendendo così possibile, precisamente, “l’unità nella diversità”. Lo sviluppo di questa forma di razionalità si prospetta come il focus di una ricerca, non solo di carattere storico-filosofico, ma essenzialmente finalizzata alla soluzione di problemi pratici, anche attraverso quella sua particolare declinazione rappresentata dalla razionalità pratica aristotelica, spesso operante proprio in situazioni conflittuali di natura politica o giuridica. Lo studio di casi in cui essa è operante può fornire indicazioni e modelli sul contributo che potrebbe dare alla costruzione di un’identità che salvi le differenze nell’unità della tensione al bene comune.